mercoledì 25 maggio 2016

Il governo gioca d’anticipo, Poletti: “Più soldi alle pensioni minime”. Ma servono due miliardi

Al termine dell'incontro con i rappresentanti del governo i segretari di Cgil, Cisl e Uil sorridono. Dopo mesi di polemiche, finalmente organizzazioni dei lavoratori e esecutivo si sono seduti allo stesso tavolo per discutere di pensioni. Il confronto in realtà non è entrato nel merito anche perchè ogni misura verrà inserita nella legge di stabilità in autunno. Però il ministro del Lavoro Poletti ha confermato che l'obiettivo è un intervento di aiuto per le pensioni minime e l'introduzione di una maggiore flessibilità in uscita dal lavoro.  


 Su quest'ultimo punto, l'esecutivo intende proporre soluzioni diverse a seconda delle situazioni. In pratica, il lavoratore che volontariamente decide di anticipare l'uscita dovrebbe subire una penalizzazione annua sull'assegno di pensione vicina al 4%. Discorso diverso, invece, per chi è disoccupato o occupato in aziende in crisi: uscendo dal lavoro in anticipo potrebbe subire una penalizzazione più bassa. L'uscita anticipata verrebbe comunque consentita solo a chi mancano tre anni per raggiungere l'età di vecchiaia (la classe dei nati negli anni 51-53 per il 2017). Quel che è certo, come ha detto il premier, è che «chi va in pensione prima dovrà rinunciare a qualcosa». Il meccanismo meno oneroso per i conti dello Stato e dunque più probabile rimane quello del prestito con l'intervento del sistema bancario e di quello assicurativo. Sul tappeto, poi, ci sarebbe anche l'ipotesi di un intervento per rendere meno oneroso il riscatto della laurea. In tal caso si andrebbe prima in pensione, ma con meno contributi e quindi con un assegno più leggero.  Sulle pensioni minime, invece, il governo non si è sbilanciato. Da tempo si ipotizza l'estensione a questa categoria di pensionati del bonus di 80 euro già previsto per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 26.000 euro l'anno. L'intervento sarebbe però molto costoso dato che i pensionati che prendono cifre inferiori al trattamento minimo (502 euro) sono circa due milioni e le casse statali dovrebbero sostenere un peso di almeno due miliardi l'anno. Nonostante dunque la sostanza degli interventi non sia stata ancora chiarita, i sindacati hanno apprezzato le aperture del governo al dialogo. «Dopo anni il governo ha accettato di aprire un confronto su temi come lavoro e previdenza - ha sottolineato il segretario Cgil Susanna Camusso - Nei prossimi incontri misureremo anche se il confronto si traduce in un'effettiva disponibilità a costruire soluzioni oppure si limita all'ascolto». 

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